mercoledì 2 maggio 2007

La soluzione al - p2p - pear to pear (e conseguente recupero del diritto d’autore).

Sono ormai anni che se ne parla. Il p2p è illegale poiché lede il diritto d’autore.

Il legislatore cerca di contenere il fenomeno con norme “curiose” (copia privata : vedi post di marzo), “discutibili” (penalizzazione sproporzionata con l’introduzione del concetto “fine di trarne profitto” al posto di “fine di lucro”).

Le major (case discografiche – produttori di CD), da un lato fanno campagne pubblicitarie sbandierando il reato (contro le direttive comunitarie), dall’altro – forse consce che il mondo del supporto fonovideografico è prossimo al tramonto – tengono una politica dei prezzi sempre verso l’alto.

I siti che vendono singoli brani legali hanno repertori molto limitati (forse per via delle restrizioni sui brani imposti dalle major - DRM : strumenti anticopia) o per motivi di investimenti sproporzionati rispetto ai presunti guadagni.

Sempre le major, riescono a chiudere i canali del p2p con accordi (Napster) o con costosissime cause presso i tribunali di mezzo mondo (agSatellite).

E intanto la popolazione MONDIALE continua a condividere e scaricare materiale coperto da diritto d’autore (film, musica ecc. ecc.) creando nuovi software con nuove tecnologie per essere sempre più invisibili alla rete (autorità di controllo).

Facciamo un passo indietro: la TV

Tutti i telespettatori guardano la TV “sfruttando” il diritto d’autore e tutti pagano il canone.

Oggi, ci sono 15 milioni di abbonati alla “rete” (in Italia). (vedi www.gandalf.it)

Se ogni utente pagasse una cifra mensile obbligatoria in base alla velocità di connessione (€ 15 per la fibra - € 13 per l’HDSL - € 11 per l’ADSL - € 9 per l’ISDN - € 7 per il modem telefonico ecc.ecc.) ci troveremmo ad un gettito di : 15000000 x 11 € (importo medio) = € 165.000.000 al mese = € 1.980.000.000 all’anno !!!

Per non scontentare nessuno, proviamo a ripartire il risultato ottenuto in questo modo :

10 % agli ISP per sviluppare applicativi che tengano traccia del repertorio scambiato (al fine di poter determinare un corretta e trasparente ripartizione ai VERI autori) = € 198.000.000

20 % alle case discografiche o cinematografiche detentori delle esclusive di distribuzione = € 396.000.000

70 % alla SIAE per la distribuzione del giusto e trasparente diritto agli autori = € 1.386.000.000

Infine: il diritto d’autore non ripartibile (non amministrato da alcuna società di tutela del diritto d’autore), potrebbe essere utilizzato per la creazione di scuole artistiche utilizzabili gratuitamente dai meno abbienti.

Credo che gli utilizzatori della rete, di fronte all’obbligatorietà del pagamento di questa “quota” (da non confondere con una tassa), se spiegata in modo corretto, nulla avrebbero da obiettare.

Infine, non sono pienamente d'accordo con il pensiero manifestato dal presidente della SIAE Dr. Giorgio Assumma (vedi articolo del "LA STAMPA") riguardo l'addizionare l'eventuale compenso per l'uso della rete a quelli esistenti (Es. copia privata - vedi post a riguardo). I troppi compensi richiesti per le opere dell'ingegno, riporterebbero i costi di utilizzo a livelli molto alti alimentando di fatto l'illegalità.